Sceneggiatura: Carlo Panaro
Disegni: Massimo De Vita
Voto:
Piaciuta a: 9
Indiana Pipps e la leggenda del capolavoro è una storia che mi ha molto deluso, alla luce delle aspettative che avevo riposto in essa. Le premesse per una storia più che buona c'erano tutte, a partire da Indiana Pipps disegnato dal maestro Massimo De Vita, con la splendida tavola di apertura raffigurante il Mosè di Michelangelo Buonarroti accanto al suo scultore, fino all'ambientazione italiana e più precisamente romana. Poteva essere un ritorno in grande stile di un amatissimo personaggio e invece la sceneggiatura di Carlo Panaro ha ridimensionato tutto ciò, svilendolo con una delle sue classiche storielle dalla trama più che prevedibile: i dialoghi sono spesso infantili, pieni di oh, gulp, sgrunt, il plot lungo il suo svolgimento è costellato di elementi di estrema banalità e prevedibilità , la caratterizzazione dei personaggi lascia molto a desiderare, seguendo il classico schema dei buoni che si ritrovano di fronte al cattivone di turno che prima si finge buono e all'improvviso si svela cattivo, e che a questo punto, pistola in mano, spiega per filo e per segno il piano con cui li ha raggirati (ovviamente un piano banalissimo, quasi da asilo nido), con i protagonisti buoni (in questo caso Indiana Pipps e Topolino) che durante questo racconto reagiscono con una sequela di sgrunt ed espressioni indignate. Ciliegina sulla torta il solito finale, con i buoni che disarmano il cattivone e lo assicurano alla giustizia. Va da sé che un materiale estremamente prezioso come i magistrali disegni del maestro Massimo De Vita, a maggior ragione questi di Indiana Pipps che è il suo cavallo di battaglia, applicati ad un simile plot banale e scontato, sviluppato da una sceneggiatura estremamente ingenua buona per 6-8enni, sono purtroppo oggettivamente ed evidentemente sprecati, quando invece con altre sceneggiature potevano dar vita a storie di ben altra caratura e dagli esiti qualitativi estremamente migliori; peccato perché, come ho sempre sostenuto, Carlo Panaro ha dimostrato, se lo vuole, di avere tutte le capacità e la bravura di creare storie di livello molto superiore alle solite storielle a cui ci ha abituato e, con questa materia narrativa e i disegni del maestro De Vita a disposizione, ha sprecato un'occasione di scrivere una storia potenzialmente molto bella. Il voto finale non è eccessivamente punitivo proprio per premiare l'ottimo lavoro svolto dal maestro De Vita ai disegni, a fronte di una sceneggiatura palesemente inadeguata ad essi e tranquillamente sorvolabile.
Sceneggiatura: Matteo Venerus
Disegni: Marco Mazzarello
Voto:
Piaciuta a: 19
Via dalla papera Folla è invece la storia migliore della settimana. È una parodia Disney del romanzo "Via dalla pazza folla" (Far From the Madding Crowd) del 1874 scritto da Thomas Hardy. Ovviamente la trama originale, costellata di elementi drammatici come incarcerazioni e omicidi, è stata ripulita da codesti elementi e resa adatta alla trasposizione fumettistica disneyana. La caratterizzazione dei personaggi è talvolta imprecisa e non perfettamente riuscita, ma la trama regge benissimo ed è estremamente scorrevole e credibile. Il plot è quasi perfettamente congegnato dall'inizio fino al lieto fine amoroso con ulteriore colpo di scena paperoniano finale, ed è sviluppato egregiamente da una sceneggiatura di Matteo Venerus davvero ottima. I disegni di Marco Mazzarello (per i quali solitamente non faccio follie) sono davvero azzeccati per questa storia e coronano un'operazione parodistica davvero riuscita.
Sceneggiatura: Pietro Zemelo
Disegni: Giorgio Di Vita
Voto:
Piaciuta a: 2
Archimede e la neve antigravitazionale vede il ritorno dopo qualche numero di Pietro Zemelo, che stavolta si cimenta col genere fumettistico della storia muta, dove a parlare sono i disegni e le azioni fisiche dei personaggi; genere che a torto potrebbe essere considerato più facile da realizzare per l'assenza dei dialoghi, ma che è tutt'altro che facile proprio per l'assenza dei dialoghi parlati. L'idea di base è originale e il plot è molto ben studiato e curato, sviluppato ottimamente con una sceneggiatura che riesce a trasmettere una ironia sagace e per nulla scontata e banale; il finale poi rasenta l'esilarante. Il risultato è una storia breve più che buona che sfiora le 3,5 stelle. Davvero un ottimo lavoro, l'ennesimo di questo autore giovane e estremamente dotato che ormai abbiamo imparato a conoscere per la sua ottima penna, e che spero quanto prima apprezzeremo anche per la sua eccellente matita.
Sceneggiatura: Marco Bosco
Disegni: Sergio Asteriti
Voto:
Piaciuta a: 0
Topolino e la delizia montana è un'altra bella storia, che eguaglia la storia precedente come valutazione. I disegni di Sergio Asteriti, prolifico artista disneyano ultraottuagenario, sono come sempre originali con il loro caratteristico tratto di matita rotondeggiante che può piacere o meno, ma che ha oggettivamente segnato una lunga epoca di fumetto Disney italiano, tutt'ora in corso. L'idea di fondo è anche qui originale (il formaggio montano dall'olezzo insopportabile per chiunque tranne che per Topolino, suo grande estimatore), il plot regge bene e non presenta eventuali incongruenze o banalità , sviluppato da una buona sceneggiatura, filando liscio fino all'ottimo finale, che risulta essere davvero originale e azzeccato e tutt'altro che scontato. Una storia quindi decisamente piacevole da leggere, ben scritta e disegnata.
Sceneggiatura: Carol McGreal, Pat McGreal
Disegni: Giorgio Cavazzano
Voto:
Piaciuta a: 2
Paperino e il magico riscatto, invece, si posiziona appena una sfumatura di voto sopra la mediocre storia di Indiana Pipps di Carlo Panaro. A differenza dell'ottima storia dello scorso numero, questa storia danese, anch'essa disegnata magistralmente dal grande Giorgio Cavazzano, risulta invece alquanto fumosa e piena di lacune nel plot e nel susseguirsi delle vicende narrate, che non sono appieno convincenti e lasciano perplessi, così come tutta la sceneggiatura di Carol e Pat McGreal; in particolare le varie parti della storia sembrano scollegate tra loro e senza legami, soprattutto a causa del veloce passaggio dall'una all'altra senza preavviso alcuno e completezza narrativa. Anche la caratterizzazione dei personaggi lascia a desiderare, soprattutto nei personaggi secondari come il custode della banca degli oggetti magici e il suo assistente. Il finale poi è estremamente sbrigativo, direi eccessivamente, e lascia, almeno in me, molti quesiti aperti e questioni irrisolte. Sono rimasto un po' deluso, visto il tenore solitamente medio alto delle storie scritte da Carol e Pat McGreal, ma va detto che questa storia è comunque molto movimentata e avventurosa e i disegni del maestro Giorgio Cavazzano valgono pur sempre la sua lettura.